Tyson: un bimbo di strada che vuole cambiare

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La storia a lieto fine di Tyson e di suo fratello Albert

Tyson ha 12 anni e da poche settimane è finito a vivere per strada insieme a suo fratello maggiore Albert. Sua mamma si è separata dal marito alcuni anni fa perché quest’ultimo non era in grado di mantenere la famiglia ed è andata a cercare fortuna in Sudafrica. Il piccolo Tyson, insieme a suo fratello più grande Albert, sono rimasti con la nonna materna, una donna d’altri tempi, con un temperamento diverso da quello dolce e affettuoso della mamma. Così quando la mamma è partita sono cominciati i problemi.

Tyson amava andare a scuola. Era bravissimo in matematica e studiava con profitto. Ma la nonna doveva badare non solo a lui e suo fratello ma anche ad altri zii più giovani e ad altri nipotini. Per questo motivo ha ritirato dalla scuola Tyson e Albert e gli ha trovato un lavoro come pastori. I 2 ragazzi, vittime di maltrattamenti e vessazioni continue sia da parte del datore di lavoro che della donna, un giorno hanno deciso di scappare.

Con i soldi della paga appena ricevuta hanno preso un autobus e sono arrivati nella capitale dello Zimbabwe. Qui all’inizio avevano qualche soldo e se la sono cavata ma, dopo un po’, hanno cominciato a vivere di stenti per strada con altri ragazzi, mendicando in giro, rovistando tra gli avanzi dei cassonetti.

Quando abbiamo incontrato Tyson, a soli 2 mesi dall’inizio della sua vita per strada, era completamente lercio, indossava abiti sdruciti, aveva gli occhi tristi e pieni di lacrime. Da un po’ di tempo aveva cominciato a frequentare la Casa del Sorriso per ricevere pasti caldi, fare la doccia, lavare i vestiti e seguire i corsi scolastici. Ma la vita di strada per questo bambino era davvero insopportabile e sin dalla sua prima visita alla Casa aveva chiesto aiuto ai nostri operatori. “Non voglio stare più per strada, io ho paura, ho freddo, voglio tornare a vivere con mia madre e con mio padre”.

Gli operatori del Cesvi si sono messi subito in azione per aiutarlo a contattare la sua famiglia. Come ci insegna Marama, il Direttore della Casa del Sorriso che conosce bene questi ragazzi, è importante cercare di ricongiungere i bambini con le loro famiglie e la loro comunità quando sono arrivati da poco tempo in strada. Più passa il tempo e più, per una questione di fattori psicologici, i ragazzi si abituano a stare per strada e non vogliono tornare dalle famiglie. “Quando sono riuscito
a rintracciare telefonicamente il papà di Tyson e gli ho detto che i suoi figli erano qui ad Harare ed erano vivi, il padre è scoppiato a piangere” ci racconta Harry, il volontario Cesvi che si occupa dei ricongiungimenti dei bambini con le famiglie di origine. “Pensavo fossero morti ed ero disperato” continuava a ripetere al telefono il padre “ma, oggi, grazie a Dio, so che sono vivi. L’unico motivo per cui sono triste è non avere neanche un centesimo per poter venire a prenderli, sfamarli, mandarli a scuola…”.

Ma di questo, per fortuna, ce ne occuperemo noi di Cesvi grazie al progetto di sostegno a distanza che sempre porta gioia e un lieto fine anche nelle storie più tristi. Il Cesvi proporrà al papà di Tyson un prestito per avviare una piccola attività economica che possa generare reddito. In questo modo il papà alleverà polli, capre o coltiverà un piccolo orto e questa attività permetterà ai bambini di mangiare e di andare a scuola. Attraverso questo piccolo sostegno il padre potrà essere responsabilizzato nel prendersi cura dei propri piccoli e i risultati di questo intervento saranno costantemente monitorati dai nostri volontari per garantire che il piccolo Tyson e suo fratello possano costruirsi un futuro di serenità, affetto familiare e sorrisi, quei sorrisi che ogni giorno grazie al sostegno di comunità riusciamo a regalare a tanti bimbi delle nostre Case del Sorriso.

 

Foto di Roger Lo Guarro